Intervista a Chef Giuseppe Auricchio
Barilla Al Bronzo
L’etimologia di ogni piatto, di ogni ingrediente, di ogni strumento è ciò che ispira lo chef Giuseppe Auricchio nella creazione dei suoi piatti. Scopri tutti i suoi segreti nell’intervista con Diletta Secco.
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Giuseppe Auricchio, nato a S. Giuseppe Vesuviano nel 1988, si sposta da piccolissimo in Piemonte con la famiglia. Dopo gli studi alberghieri, si trasferisce in Liguria per lavorare nel ristorante dello zio a Pietra Ligure. Nei fine settimana, intanto, fa esperienza ad Alassio da Mirella Porro, cuoca allieva di Gualtiero Marchesi, che gli insegna un altro tipo di ristorazione, più stimolante per la sua curiosità e ambizione. È così che Giuseppe si trova tra due prospettive opposte: quella dello zio, più semplice, e l’altra più ricercata.
Seguono varie tappe, tra cui un’esperienza in sala e una a Varsavia, dove incontra Dominika, che diventa la sua compagna di vita e di lavoro. È con lo stage all’Atelier Amaro di Varsavia che lo Chef inizia a vedere la cucina in modo diverso e a trovare in Wojciech Modest Amaro il mentore che influenza il suo stile. Compie importanti stage da pilastri della cucina italiana e internazionale, come Claudio Sadler a Milano, con il suo stile elegante ma di sostanza, ed Enrico Crippa ad Alba, dove apprende l’importanza della scelta della materia prima e delle tecniche. Al suo rientro, decide di stabilirsi a Pietra Ligure e, con la complicità di Dominika e dello zio, nel 2020 apre il suo Machettö.
Il suo essere apolide lo aiuta da sempre a trovare una chiave di lettura del gusto locale senza vizi di forma. La sua continua curiosità lo porta a ricercare con ossessione l’etimologia dei piatti e dei sapori, al punto da riportare in tavola la tradizione ligure dimenticata, riletta con sguardo attuale e raffinato